I Real Estate, si sa, fanno sempre primavera: non solo perché, come lo scorso "Atlas", anche il nuovo "In Mind" è uscito a marzo, ma anche perché il sound della band è da sempre caratterizzato da un approccio solare e brioso, un jangle-pop profumato e dreamy, di originaria ispirazione surf-pop, ideale per le limpide giornate di sole. Un marchio di fabbrica, insomma, che dal 2009 non smette di deliziare. Due gli assi portanti della band: il songwriting di Martin Courtney e gli arrangiamenti ariosi di Matt Mondanile.
Ora, a dir la verità, non mi sarei mai aspettato che il successore dell'acerbo -seppur interessante- esordio (quel fumoso lavoro omonimo che seguiva la scia di band come Beach Fossils e Desolation Wilderness, impegnate, sul finire degli anni zero, a mescolare indie e surf-pop) potesse anche lontanamente assomigliare a "Days", morbido coacervo di melodie cristalline e finissimi intarsi chitarristici. Eppure, a partire da quel lavoro, i Real Estate si confermavano come una delle più brillanti manifestazioni del pop alternativo americano, degni eredi di Feelies e Felt.