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I Real Estate che ho in mente (non sono quelli di "In Mind")

real estate in mind 2017 recensione matteo castello

I Real Estate, si sa, fanno sempre primavera: non solo perché, come lo scorso "Atlas", anche il nuovo "In Mind" è uscito a marzo, ma anche perché il sound della band è da sempre caratterizzato da un approccio solare e brioso, un jangle-pop profumato e dreamy, di originaria ispirazione surf-pop, ideale per le limpide giornate di sole. Un marchio di fabbrica, insomma, che dal 2009 non smette di deliziare. Due gli assi portanti della band: il songwriting di Martin Courtney e gli arrangiamenti ariosi di Matt Mondanile.

Ora, a dir la verità, non mi sarei mai aspettato che il successore dell'acerbo -seppur interessante- esordio (quel fumoso lavoro omonimo che seguiva la scia di band come Beach Fossils e Desolation Wilderness, impegnate, sul finire degli anni zero, a mescolare indie e surf-pop) potesse anche lontanamente assomigliare a "Days", morbido coacervo di melodie cristalline e finissimi intarsi chitarristici. Eppure, a partire da quel lavoro, i Real Estate si confermavano come una delle più brillanti manifestazioni del pop alternativo americano, degni eredi di Feelies e Felt.
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Semper Femina, Semper Laura Marling

laura marling album cover 2017 review

Laura Marling potrebbe benissimo appendere la chitarra al chiodo (cosa che, fortunatamente, non farà), avendo già all'attivo due capolavori di moderno folk britannico. A soli 21 anni la musicista inglese pubblica "A Creature I Don't Know", capace di spazzare via la concorrenza in un sol colpo, affermandosi come una delle più autorevoli autrici folk in circolazione (in un panorama dove, a dominare, erano soprattutto le correnti "barbute" indie, meglio se americane: regnavano allora, dando un'occhiata alle classifiche di un campione scelto di webzine, Bon Iver, Fleet Foxes e Kurt Vile).

Nonostante lo scarso riconoscimento nelle classifiche del 2011, il terzo lavoro della Marling fu molto apprezzato dalla critica, che ne riconosceva la maturità e la forza, confermando il netto passo in avanti rispetto ai lavori precedenti.
"A Creature I Don't Know" rappresenta un coraggioso sforzo di indipendenza, recuperando una tradizione perlopiù ignorata dai giovani (quella del british folk, ma non solo) e di non facile confronto: la Marling riscopre un'interpretazione personalissima dei brani, quasi teatrale, giocando -a livello stilistico- con accordi astrusi, arrangiamenti jazz e chamber, equilibri di trame acustiche e dirompenze elettriche, oltre che con nomi tutelari di alto livello (Joni Mitchell, Sandy Denny, Roy Harper, Bert Jansch, Richard e Linda Thompson, Jimmy Page).
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Dall'Austria con furore: la "Magic Life" dei Bilderbuch

recensione album bilderbuch magic life 2017

Conquistato, appena uscito, il secondo posto nelle classifiche nazionali e sceso ora a una dignitosa quarta posizione, il nuovo album degli austriaci Bilderbuch, "Magic Life", prova a bissare il successo del meraviglioso predecessore, vera bomba di pop sperimentale, mash-up estremo di generi, linguaggi e stili.
Allora, con il bellissimo "Schick Schock", la band stupiva cambiando completamente registro rispetto al massiccio nu-rave di "Die Pest Im Piemont" (che già si distingueva per caparbietà compositiva e stazza sonora), virando verso i territori inesplorati di un fulminante incontro/scontro tra matrici alt-r&b, funky, electro e indie-rock, per pezzi che avevano l'aria di schizofreniche operazioni di cut and paste, di ironici motteggi degli stilemi più patinati in voga nel mainstream. In poche parole: un capolavoro.
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