Come si può sintetizzare, musicalmente parlando, il 2017? Se il 2016 sarà ricordato come "l'anno della morte" (visto il cumulo di dipartite e lutti), l'anno giunto ormai al termine è per me inclassificabile, difficilmente inquadrabile all'interno di un percorso lineare, di una tendenza stilistica predominante.
Da un lato, infatti, assisto ad una progressiva "rarefazione" e perdita di peso specifico del gusto pop, incapace di rapprendersi in una "cultura" condivisa, ma sedimentato in comparti plurimi. Dall'altro constato un deciso appiattimento delle linee editoriali dei principali magazine online: le classifiche sono dominate, una volta giunto il momento di tirare le somme, dai soliti nomi, con poche variazioni.
E in Italia? Fatta eccezione per una limitata (e, mi pare, ininfluente) fetta di appassionati e critici, l'ascoltatore medio si balocca ancora con una proposta mainstream composta da datati artisti nazionali (basti guardare la Top10 degli album più venduti della FIMI), mentre il Festival di Sanremo non conosce crisi e X Factor continua a proporre un dubbio concetto di talento e innovazione.