Cerca nel blog

Polska Nowa Fala: gli anni Ottanta in Polonia

republika nowa fala new wave polonia
"Nowe sytuacje / nowe orientacje".

Nuove situazioni, nuovi orientamenti: lo esclamava ossessivamente Grzegorz Ciechowski nel primo brano dell'album d'esordio dei suoi Republika, tra le molte band protagoniste della scena new wave (nowa fala) polacca degli anni Ottanta. Una scena strepitosa, capace di rivaleggiare in espressività e inventiva con i colleghi britannici.

Non la conoscete? Ecco 15 brani per una prima infarinatura.

Share:

Preoccupations - Preoccupations (Jagjaguwar, 2016)

recensione album Preoccupations Jagjaguwar 2016
Diciamolo, “Viet Cong” era un gran bel nome per una band. Eppure lo sfacciato politically correct contemporaneo, così infarcito di raffazzonato senso comune e becero revisionismo (le vittime che passano per carnefici e viceversa), ha finito col prevalere, costringendo Matt Flegel -dopo diversi show cancellati proprio a causa dell’oltraggioso moniker- a cambiare nome. Una svolta non particolarmente traumatica, vista la mancanza di qualsiasi motivazione ideologica dietro la scelta di chiamare gli ex-Women come la resistenza comunista durante la guerra del Vietnam, anche se affrontata con qualche mea culpa di troppo (“non sapevamo, non ci rendevamo conto”, eccetera). Il risultato, poi, è stato un rafforzante feedback positivo: alla domanda “chi sono i Preoccupations?”, la risposta non può che essere “quelli che prima si chiamavano Viet Cong”. Doppio centro.

Share:

Marc Augé e i Nonluoghi: per una critica

Augé nonluoghi eleuthera critica
Il “nonluogo” è diventato, nel tempo, uno dei più pervasivi ed abusati neologismi contemporanei. Un concetto dotato di grande potere evocativo, capace di esprimere sinteticamente tutte le caratteristiche (o le non-caratteristiche) di un mondo spogliato di socialità, dominato da luoghi funzionali dove vigono pseudo-relazioni fredde, anonime e precarie. Il centro commerciale, l’aeroporto, il treno ad alta velocità, l’autogrill: una pluralità di contesti accomunati da un’unica e generica parola.

Cosa intende Marc Augé parlando di “nonluogo”?
La prima necessità di Augé è quella di dare legittimità ad una “antropologia del vicino” fondata non tanto sull’esaurito campo di ricerca di mondi lontani ed esotici, quanto sulle caratteristiche proprie di una nuova modernità occidentale, definita da Augé “surmodernità”.
Il mondo contemporaneo andrebbe letto secondo il metro dell’eccesso e della “sovrabbondanza”. Sovrabbondanza di avvenimenti (e dunque di tempo) causata da una “storia che accelera” (“che ci insegue”, nelle parole di Augé) e a cui non riusciamo a stare dietro, con la conseguente difficoltà nel dare un senso complessivo ad un presente fatto di avvenimenti globali in costante proliferazione.
Share:

Amazing - Ambulance (Partisan, 2016)

copertina album Ambulance degli Amazing
Si pone sulla fortunata e ispiratissima scia del capolavoro “Picture You” questo “Ambulance”, quinto lavoro degli svedesi Amazing. Durata -e quindi accessibilità- a parte (quarantacinque minuti di musica contro l’ora abbondante dello scorso album) poco cambia: semmai la band approfondisce la formula collaudata con il precedente LP, concentrandola in una più composta sintesi.

Una proposta, quella della band di Christoffer Gunrup, lavorata a cesello negli anni, raffinata a partire dalle prime prove psichedeliche, passando per il folk rock intimista di “Gentle Stream”. Nessuna trasformazione radicale, piuttosto un lento addensarsi dei giusti ingredienti, un paziente esercizio di equilibrio. Se però “Picture You” era l’album “esclamativo”, quello dell’affermazione e della creatività (la scrittura era complessa e frizzante, a tratti prog), “Ambulance” rappresenta la matura affermazione di un percorso, sposando una forma canzone che respira la stessa aria dei tutelari Red House Painters, che fa uso del vasto repertorio stilistico conquistato nel tempo (si pensi alla bella e fitta trama di “Blair Drager” -che qui fa la parte della passata “Fryshusfunk-, capace di chiamare in causa quarant’anni buoni di musica pop) con dosato senso della misura.
Share:

Bello, il nucleare Baj

dipinto Enrico Baj periodo nucleare
Enrico Baj, Due bambini nella notte nucleare, 1956












Bello, il nucleare Baj
più dei suoi mostriciattoli, sai?
Vero, nei suoi variopinti arazzi
generali ed eroi faceva a pezzi:

Grande provocazione, bel significato,
ma le albe atomiche
e gli omini disintegrati
quelli sì, mi han stregato!

Farsi beffe dell'abisso col colore
che grande idea, quale ardore!
E poi, render bello l'orrore...

Adesso però usciamo da questo museo
fuori c'è ancora il sole
prendiamo un drink, dai
(Bello, comunque, il nucleare Baj!)
Share: