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FKA twigs - LP1 (Young Turks, 2014)

Creare un piccolo universo sonoro nello spazio di due EP ed un album. EP, EP2, LP1: un percorso progressivo, un'evoluzione spiazzante.

Diciotto pezzi. FKA twigs, aka la giovane (classe 1988) Tahliah Barnett, fa con l'r&b quello che -per fare un esempio- James Blake ha fatto con ciò che restava del dubstep: superare il definibile (le etichette “post” e “future”, per intenderci), plasmando nuovi stilemi, deformando il linguaggio per arrivare a grammatiche inedite, mischiando stimoli esterni ed applicando all'insieme una propria distintiva visione.

E si parla proprio di visione nel caso di FKA twigs. Tahliah Barnett produce, scrive, suona, canta. Quello che si dice il controllo. Non solo: mastica con naturalezza e tensione iconoclasta una tale vastità di linguaggi (facendo sfumare i confini tra art pop, trip-hop, garage, r&b, elettronica) da far impallidire certi veterani. Certo, sarebbe disonesto dimenticare la schiera di personale messo al servizio di LP1 (Arca, Paul Epworth, Clams Casino, Devonté Hynes, Sampha, Emile Haynie), ma l'album rimane il fulgido manifesto di una fantasista fuori dagli schemi, padrona assoluta di un'espressività inedita. 
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