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East India Youth - Culture of Volume (XL Recordings, 2015)


Il fortunato “Total Strife Forever” (2014, Stolen) aveva subito imposto William Doyle, in arte East India Youth, come grande promessa del synth-pop britannico. Una promessa che oggi, con il secondo “Culture of Volume”, conferma pienamente le attese più esigenti, portando su un livello di assoluta eccellenza le ottime intuizioni che facevano capolino nel primo album. Già, perché in fondo, nonostante la risonanza, quel primo episodio appariva sì ricolmo di idee ma non ottimamente congegnato, anzi disordinato e irrisolto, tra suite di spessa elettronica e prove di electro-cantautorato che sembravano non trovare una vera e propria sistemazione organica nel flusso sonoro.

Culture of Volume” si fa invece portatore maturo di una visione a tutto tondo, erigendo un monolite di big music per sintetizzatori dove l'approccio all'arrangiamento è imponente, sinfonico: gli strati di synth si sovrappongono e si intrecciano per creare solenni mura di suono, gli elementi si affastellano come in un mosaico, creando gonfie e ricche matasse in sviluppo ascensionale, in continua dilatazione. Ogni cosa, però, è al servizio di un songwriting altrettanto creativo e frastagliato, capace di unire eleganza formale ad inediti sviluppi futuristici. Come non pensare ad uno Scott Walker digerito prima da Gary Numan e poi da Owen Pallett?
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Eefje de Visser - Nachtlicht (Eefjes Platenmaatschappijtje, 2016)



Vincitrice dell’edizione 2009 del “Grote Prijs van Nederland” (il più importante talent show dei Paesi Bassi) nella categoria singer/songwriter, Eefje de Visser è tra i grandi nomi del pop olandese. Solide basi folk in salsa elettronica, formosità soul e r&b: questi gli ingredienti dei primi due album (“De koek”, del 2011, e “Het is”, uscito due anni più tardi), entrambi impegnati a trovare il giusto sistema di pesi e contrappesi per bilanciare le varie componenti stilistiche, prediligendo già una certa creatività nell’assemblaggio (strumenti esotici, approccio cantautoriale, una particolare eleganza negli arrangiamenti). Serviva giusto la consacrazione, ed ecco “Nachtlicht”, in grado di elevare consistentemente la formula dell’artista di Utrecht, ormai padrona dei propri codici espressivi e del tutto a suo agio nella gestione di tempi, accenti, spazi. Il passo in avanti appare quindi un vero e proprio balzo, per una proposta con tutte le carte in regola per travalicare i confini nazionali, riuscendo nell’impresa di proporre un suono maturo, rifinitissimo e per molti versi inedito. 
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Rockstar

racconto Matteo Castello rockstar


Basta, la vita da rockstar non faceva proprio per lui. Se la immaginava diversa, tutto qui.

Suonava la chitarra da quando aveva scoperto tra gli scaffali del fratello maggiore un disco dei Led Zeppelin. In copertina c'erano delle figure bionde ed efebiche che si arrampicavano lungo una scalinata rocciosa sotto un cielo arancione. Era attraente, quella copertina. E poi quando aveva sentito per la prima volta Over the Hills and Far Away aveva deciso: io voglio fare questa cosa qui. 
La sua prima band si chiamava “Sbotto”, un trio inconsapevolmente punk che -dopo anni di prove e concertini domestici per pochi adepti- aveva esordito ufficialmente alla festa di fine anno della seconda liceo. Si era rotto il “re” e visti i tempi biblici per sostituire quella corda la cui mancanza, peraltro, non avrebbe compromesso la discutibile prestazione, ci si era dovuti arrendere e lasciare la scena al gruppo successivo.
Dopodiché c'era stata la cover band dei Nirvana, che non aveva attecchito perché nei locali andavano forte gli Ad/cD, ultra-trentenni dediti alla riproduzione perfetta dei brani degli AC/DC. 
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Sea Pinks - Soft Days (CF Records, 2015)



Dalle pelli dei Girls Names alla chitarra&voce dei Sea Pinks: è dal 2010 che Neil Brogan coltiva la sua creatura parallela, partita da strade lo-fi/shambling pop e arrivata, con questo “Soft Days”, ad un raffinato indie pop rafforzato da impalcature wave ed impreziosito da venature jangle. Le fascinazioni ottantiane sono sempre presenti, ma questa volta presentate in una veste maggiormente levigata, sia dal punto di vista della pulizia sonora che della cura in sede di arrangiamento: tutto è più nitido e definito, il fuzz in bassa fedeltà degli esordi sostituito da riverberi e armonie cristalline. 
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