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Città d'agosto


Aveva fatto un caldo infernale, quell'agosto, un caldo reso ancora più insopportabile dall'obbligo di restare in città. Un obbligo, a dire il vero, del tutto facoltativo. Il fatto è che la città svela la sua vera anima solo ai pochi capaci di affrontarla quando fa più paura: quando la canicola è opprimente e le strade scottano. Bisogna però abbandonarcisi, lasciarsi guidare dai suoi molli ritmi, accettando le condizioni del mezzogiorno -rintanarsi placidi, annullarsi nell'afa- e della mezzanotte -questo il momento di cercare i frutti delle vie stemperate e nude dopo la furia del solleone.
Quella sera però le cose sarebbero andate diversamente: io, un amico e un altro individuo, accompagnato dalla sua giovane, bella e nuova fiamma, in un locale affollato e costoso del centro.
Perché gli hai detto di uscire, perdio?!”, era la domanda che avevo iniziato a fare a Pepo. 
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