Sand guarda le
macchine sfrecciare dal cavalcavia, ragazza mia, la vita è corta, non perderla
a sognare, vola via.
Le mani legate
all’acciaio come catene, sola come un cane tra le iene, lei pensa a spiagge
lontane tra ruggiti di motore e urla di sirene.
Sulla strada
sfreccia la peggio feccia ma lei non vede altro che una faccia tonda e gioconda
che la guarda, le passa accanto, si volta e non aspetta.
La tristezza
la circonda, la abbraccia e la conforta mentre una mano la accarezza e l’altra
le recide l’aorta.
Dietro ogni pensiero
si aprono mille porte ma se il sole non dorme ogni desiderio si perde
all'orizzonte.
Forme contorte
si aggirano nella mente più acuta ma la ragione non fa luce ed ogni sentiero
conduce ad una grotta più buia.
Si fa sera,
l’autostrada si fa muta e Sand ancora stringe la ringhiera e pensare alla
caduta non la aiuta.
L’asfalto
immobile e sterile rende la mente più labile e, per quanto nobile, ogni animo si
scopre debole e instabile.