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Dedica ad una tazza


Senti,
so che quello che sto per dire non ha molto senso...
ma devo dare libero sfogo alla mia follia capisci?
Scrivere qualcosa...
rompere gli schemi...

ho rotto una tazza.
Ero ubriaca
ed ero incazzata nera
perché lui non si era ancora degnato di baciarmi quella sera

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Per un'armonia triste

Questa non è una poesia
perché le poesie
rimangono ingarbugliate nell'anima
e io non voglio fare rumore

Sono solo
poche parole per un'armonia triste.

Mi manchi e ti amo amico mio
E lo so che non dovrei proprio dirlo
Ma quando ti senti solo
e - lei - è lontana
il mio cuore lo avverte
ed è triste
con te.
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Non guardare Jane Birkin


Lollo non era in quel posto per caso. Proprio per niente. Aveva sempre amato quel luogo sommesso, che lui trovava protettivo, separato dalla città pur trovandocisi incastonato.
Da piccolo, ci pensava proprio adesso mentre sedeva al tavolino di quel locale, si divertiva ad infilarsi in fondo al letto, dove aveva l'impressione che ogni cosa esterna scomparisse. Il bello erano le luci che filtravano dalle coperte: colori tenui, caldi, che rafforzavano la sensazione di trovarsi in una dimensione parallela. Non importava che ad appena pochi centimetri, al di là di quella coltre morbida e lanosa, ci fosse la scuola, il freddo, il corso di nuoto, i cani (che gli avevano sempre fatto una gran paura), eccetera eccetera. Non importava perché quel suo rifugio avrebbe continuato ad esistere e ad offrirgli riparo e conforto. 
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Vola via...

Sand guarda le macchine sfrecciare dal cavalcavia, ragazza mia, la vita è corta, non perderla a sognare, vola via.
Le mani legate all’acciaio come catene, sola come un cane tra le iene, lei pensa a spiagge lontane tra ruggiti di motore e urla di sirene.
Sulla strada sfreccia la peggio feccia ma lei non vede altro che una faccia tonda e gioconda che la guarda, le passa accanto, si volta e non aspetta.
La tristezza la circonda, la abbraccia e la conforta mentre una mano la accarezza e l’altra le recide l’aorta.
Dietro ogni pensiero si aprono mille porte ma se il sole non dorme ogni desiderio si perde all'orizzonte.
Forme contorte si aggirano nella mente più acuta ma la ragione non fa luce ed ogni sentiero conduce ad una grotta più buia.
Si fa sera, l’autostrada si fa muta e Sand ancora stringe la ringhiera e pensare alla caduta non la aiuta.
L’asfalto immobile e sterile rende la mente più labile e, per quanto nobile, ogni animo si scopre debole e instabile.

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Marilyn chi?


Era morta Marilyn. Lo gridavano un po’ tutti i giornali ma, quella mattina, Kim Carter si sentiva davvero in forma. Sui giornali, in bianco e nero, sembrava anche più bella ma le mancava qualcosa, vitalità. Immobile, sorridente ma… così morta. Da tutti gli angoli, in ogni edicola, la sua faccia gioiosa, allegra e vitale si stagliava enorme e radiosa. Kim Carter la fissava negli occhi, seduto in tram, sconvolto da quel “MARILYN DEAD” stampato a lettere cubitali appena sotto il volto angelico. Le lettere enormi, cariche di un significato che non riusciva a cogliere appieno, gli martellavano la mente come colpi di ariete. Non riusciva a concepire il vero significato di quella tragedia. Cosa gliene fregava a lui se era morta Marilyn? Era una donna come tante altre, non era sua moglie, non lo aveva mai amato, non l’aveva nemmeno mai vista dal vivo. Era bella, sì, stupenda, l’aveva sognata spesso, quanti viaggioni con Marilyn, però… Chi era Marilyn?
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